Poesia tradotta da Federica Cappellone (Università degli Studi di Macerata) e letta da Francesca Di Presa
TOCCALA
che un tocco involontario apra i suoi pori
e il rabbrividire scorra nelle vene
Sia il tocco il gran dio Pan tornando sulla terra
Toccala un’altra volta
ma non sentire le tue impronte il palmo della mano
che la sua pelle ti avvolge nella leggerezza
dell’irraggiungibile
dell’inafferrabile
Toccala un’altra volta
che la sua carne sia la soglia della tangenza
che un lento innesco si impadronisca e copra tutto
tutto sia incenerito
Toccala un’altra volta
addentrati nelle sue acque tranquille
scrivi il suo nome nel silenzio della sua schiena
che ogni percorso per il suo corpo
sia nominare il mondo nuovamente
Toccala un’altra volta
che trascenda la carezza quel contatto
e cedano il tempo e la materia davanti al suo battito
che i suoi nervi i tuoi la voragine
devastino i dintorni li brucino
Ora
toccala un’altra volta.
TÓCALA
que un roce inadvertido abra sus poros
y el calosfrío se deslice cuerpo adentro
Sea el tacto el gran dios Pan regresando a la tierra
Tócala otra vez
pero no sientas tus dactilares la palma de la mano
que su piel te envuelva en la tersura
de lo inalcanzado
de lo aún inasible
Tócala otra vez
que su carne sea el umbral de la tangencia
que una lenta ignición se apodere y cubra todo
todo sea incinerado
Tócala otra vez
adéntrate en sus aguas tranquilas
escribe su nombre en el silencio de su espalda
que cada recorrido por su cuerpo
sea nombrar el mundo nuevamente
Tócala otra vez
que trascienda la caricia ese contacto
y cedan el tiempo y la materia ante su pulso
que sus nervios los tuyos la vorágine
devasten el entorno lo calcinen
Ahora
tócala otra vez.
Leído por Antonio Martínez Arboleda